Perché non vado a votare Una manovra ideologica che va respinta di Widmer Valbonesi Il referendum è uno strumento di democrazia diretta previsto dall’art.75 della Costituzione e normalmente serve ad abrogare leggi ordinarie. E’ uno strumento che va usato come previdero i costituenti, con una certa parsimonia, perché si corre il rischio di andare verso una democrazia plebiscitaria ed uscire dalla democrazia parlamentare che vige nel nostro paese. Al referendum si può votare per abolire una legge, per conservarla, oppure esiste una terza possibilità, quella di non recarsi alle urne e non fare scattare il quorum. Qualcuno, durante la disinformazione che in questi giorni mette in atto, al di là del merito dei quesiti referendari, sostiene che non andare a votare costituisce un grave vulnus alla democrazia. E’ vero il contrario, perché le leggi approvate dal Parlamento sono il frutto di una democrazia delegata al Parlamento eletto dal popolo sovrano, quindi nel momento in cui il referendum prevede il raggiungimento di un quorum affinché lo stesso sia valido, riconosce che la sovranità popolare delegata al Parlamento può essere modificata solo dalla maggioranza del popolo sovrano che direttamente si pronuncia. Chi vorrebbe che fosse la maggioranza dei votanti a decidere, si pone fuori dalla Costituzione e dalla democrazia e persegue un modello di democrazia degli attivisti che è la più sottile delle dittature. Ora, siccome si vogliono abolire leggi condivise che sono la normalità nei paesi moderni, e a vantaggio dei cittadini e della collettività, è evidente che la battaglia referendaria ha assunto caratteristiche politiche che, a prescindere dai contenuti, hanno un unico obiettivo, quello di impedire il legittimo impedimento che non è più una legge solo del Parlamento, ma che ha superato anche i livelli di legittimità previsti dalla nostra Costituzione fino alla Corte Costituzionale. Perché la legge sul nucleare è stata ritirata per una pausa di approfondimento dopo il disastro giapponese. Perché l’acqua rimane un bene pubblico, anche se gestita in regime di concorrenza, per cui la cosa che bisogna fare è superare il regime di monopolio che oggi esiste in una situazione di conflitto di interessi evidente, a discapito dei cittadini e dell’efficienza dei servizi. I comuni decidono le tariffe elevatissime negli Ato (Ambiti territoriali ottimali) composti solo da comuni e province; sono a maggioranza soci delle società che gestiscono il servizio: queste fanno utili astronomici in regime di monopolio, vengono ristornati gli utili attraverso i dividendi e i comuni si ritrovano risorse da spendere nelle loro clientele. I cittadini invece si trovano una tassa occulta senza alternative fatta di tariffe alte e servizi non sempre all’altezza e sprechi eccezionali. Infine, il legittimo impedimento che si vuole abolire esiste in tutte le democrazie moderne e non annulla i processi ma consente al premier e ai ministri, finché sono in carica, di poter organizzare l’attività di governo con eventuali procedimenti a loro carico che dovessero riguardarli. La risposta a questi quesiti è una risposta ideologica e politica che ci farebbe tornare al secolo scorso, dove qualcuno sosteneva che tutto doveva essere pubblico. E questo fa anche giustizia di quanto si sia ammodernato il Pd, che si rimangia anche quel poco di privatizzazione che i comuni di sinistra hanno nelle società di gestione, seppur in regime di monopolio. Di quanto sia lontana la sinistra italiana dalle posizioni moderne di Obama, o del socialismo francese, che le centrali le ha fatte e le vuole più sicure, e sia invece succube di un estremismo ambientalista che finisce per foraggiare le speculazioni sul fotovoltaico e sull’eolico a discapito delle tasche dei cittadini e delle imprese che pagano l’energia molto più cara dei nostri concorrenti e senza che il problema sicurezza - se esiste - sia garantito, visto che siamo circondati da centrali nucleari che vivono anche grazie alle nostre rinunce. Non si dice che muoiono milioni di persone per tumori ai polmoni per l’inquinamento dovuto al carbone e si terrorizza il mondo con proclami sul disastro di Chernobyl, dovuto all’incuria di chi voleva tutto pubblico. Disastro che ha provocato la morte di 15 bambini, il che deve evidentemente renderci prudenti, ma per la ricerca di maggiore sicurezza, non per costruire centrali a carbone o a olio combustibile che, in mancanza di nucleare, si dovrebbero fare. A una manovra ideologica si risponde con lo strumento più efficace che possa battere questa strategia, e questo strumento è il non andare a votare: ed è quello che farò ed inviterò a fare. |